All’estremità della penisola di Sirmione, in un’eccezionale posizione panoramica, si conservano i resti di una delle maggiori ville romane dell’Italia settentrionale. Dal Rinascimento le strutture sono state chiamate “Grotte di Catullo” a indicare i vani crollati, coperti dalla vegetazione, entro i quali si poteva entrare come in cavità naturali.
Il riferimento a Catullo deriva dai versi del poeta latino di origine veronese, morto nel 54 a.C., che canta Sirmione, gioiello tra tutte le isole e penisole dei mari e dei laghi.
L’uliveto che circonda i resti archeologici è composto da circa 1500 piante appartenenti alle varietà tradizionali coltivate sul Lago di Garda (Casaliva, Gargnà, Leccino), fra cui sono compresi alcuni esemplari secolari. I più vecchi, la cui età è stata stimata in 400-500 anni, potrebbero essere stati muti testimoni della visita nel marzo 1514 ai resti della villa da parte di Isabella d’Este, moglie del marchese di Mantova Francesco Gonzaga e che volle radunare attorno a sé alcuni dei principali artisti e letterati rinascimentali.
Grazie alle cure prestate negli ultimi anni, l’uliveto è tornato a produrre olive da cui viene estratto un olio extra vergine di grande qualità.